Santità Trinitaria del Sacerdote

15-10-2004

La santità come bellezza: fra utopia e disincanto. Introduzione

Come presentare la santità alle donne e agli uomini di questa nostra inquieta stagione post-moderna? Come renderla attraente ai giovani, al punto da poterli invitare a giocare per essa la propria vita? È questa la domanda da cui occorre partire per parlare della santità, in particolare quando si tratta di quella del sacerdote e della proposta della vita presbiterale ai giovani come di un’esistenza veramente significativa e piena. È la via della bellezza ad aiutarci a scoprire il senso e il fascino della santità per il tempo in cui ci è dato di vivere: l’essere ‘separati’ per Dio, attratti da Lui ed a Lui destinati in un patto d’amore liberamente contratto, è il significato profondo della santità secondo la concezione biblica. In questa ‘separazione’ d’amore, in questo destinarsi a Lui per appartenerGli senza condizioni o riserve, si realizza anche la più profonda unità con Lui in questo mondo, quell’unità che secondo il racconto della creazione è anche la vera bellezza: l’ebraico ‘tov’ – il termine che ricorre come un canto fermo nel commento divino all’opera dei sei giorni (cf. Gen 1,4.10.12.18.21.25.31: ‘E Dio vide che ciò era buono/bello’)