La solitudine e la speranza in quella lettera del Papa

In uno dei versi folgoranti del suo ‘Cantico’ San Giovanni della Croce ‘ il poeta mistico per eccellenza ‘ parla de ‘la música callada, la soledad sonora, la cena que recrea y enamora’: la ‘musica taciuta’, la ‘solitudine sonora’, la ‘cena che ricrea ed innamora’. Queste parole mi sono venute in mente riflettendo sulla Lettera di Benedetto XVI ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla revoca della scomunica ai quattro Vescovi lefebvriani. L’immagine della musica è quella che mi ispira il riferimento addolorato del Papa alle critiche interne alla comunità ecclesiale, che si sono spinte fino ad avere il sapore di lacerazioni e di ferite: la ‘sinfonia’ che caratterizza la ‘complexio catholica’, l’accordo delle voci nella pur grande varietà delle note e dei motivi, è parsa oscurata, come messa a tacere dal brusio dei risentimenti, dei malumori, delle opposizioni. Certo, la Chiesa non è nuova all’esperienza di tensioni perfino laceranti, come dimostra la sua lunga storia: e tuttavia il loro riaffiorare virulento sembra oscurare proprio quel bene supremo della fede che è la sua ‘cattolicità’, il suo essere una nella diversità dei contesti, una per offrire a tutto l’uomo, a ogni uomo il dono di Dio, la buona novella di Gesù. La ‘musica taciuta’ è però anche quella della comunione profonda, silenziosa e orante, che non è mai mancata nella comunità ecclesiale e che anche adesso è viva, come nota lo stesso Papa citando le espressioni di unità e le assicurazioni di preghiera che lo hanno raggiunto da ogni parte del mondo. Al di là di tutto il possibile chiasso mediatico che enfatizza le contrapposizioni, il popolo di Dio – nella sua maggioranza silenziosa – ama la Chiesa e, pur nella complessa diversità delle situazioni storiche e dei punti di vista, la vuole unita nell’impegno accanto ai poveri e nell’annuncio della buona novella che dà speranza al mondo.

18-03-2009