Parrocchia San Martino Vescovo. Convegno diocesano 2023

Vivere la sinodalità con speranza e fiducia nel Signore

Si è tenuto, sabato 2 settembre nella parrocchia “San Martino Vescovo” di Chieti Scalo l’annuale Convegno Diocesano. All’incontro hanno preso parte oltre trecento persone tra laici, religiosi e presbiteri diocesani, in rappresentanza delle comunità parrocchiali della diocesi. Al centro dell’assise “Le lettere pastorali dell’Arcivescovo e l’esperienza nella nostra Chiesa diocesana”. Il convegno è stato preceduto da tre incontri preparatori nelle zone di Chieti, Chieti Scalo, Scafa e Francavilla al Mare; Guardiagrele, Casoli, Fossacesia, Casalbordino e Atessa; Vasto e Gissi. I convegni zonali hanno riguardato la “Lettura della prefazione e postfazione del libro di monsignor Bruno Forte “Lettere al popolo di Dio”, coordinati da Don Gilberto Ruzzi, don Giuseppe Schieda e don Nicola Florio.

In apertura, monsignor Forte ha posto l’attenzione sul tema della “sapienza”. Nel sottolineare che la sapienza viene da Dio, ed è perciò tutt’altro che la “gnosi” frutto della sola conoscenza umana, ha spiegato come essa nel cristiano si esplicita in quattro atteggiamenti fondanti. Il primo richiede una grande dose di umiltà, che è verità su noi stessi e sulla comunità davanti a Dio. Il secondo è l’invocazione, che richiede non solo di essere coscienti del nostro limite, ma di invocare Dio con fede e amoroso abbandono. Come terzo l’Arcivescovo ha sottolineato il valore dell’ascolto, che vuole dire essere docili alla Parola di Dio. Infine, l’atteggiamento dell’obbedienza è espressione di una feconda disponibilità ad agire come il Signore vuole. Ha poi parlato della nuova chiesa teatina di San Martino, che ha ospitato il convegno, ricca di un simbolismo molto forte nel progetto architettonico e nella definizione degli spazi come espressione di vita comunitaria, a cominciare dall’idea del mantello diviso in due del Santo, ripreso dalla lunga fessura luminosa nella volta, simbolo della condivisione in cui si esprime la carità. Ha poi parlato dell’importanza dell’ascolto dei collaboratori nel corso delle scelte pastorali del suo episcopato, ricordando tra gli altri don Bonifacio Mariani, scomparso nel 2014. Ha raccontato la sua esperienza internazionale nell’ambito degli incontri e conferenze tenute in tutto il mondo e delle 21 lettere pastorali e 21 messaggi pubblicati nei 19 anni del suo episcopato. Ha posto poi l’accento sul sinodo alla luce del Convegno dove ha invitato tutti – come già anticipato nella lettera del 12 luglio – a far memoria del cammino fatto per vivere un’autentica esperienza di sinodalità, nello scambio delle idee e nella condivisione della fede e della carità.

È stata poi la volta dei tre relatori che hanno evidenziato, con tagli diversi, l’esperienza sinodale nella nostra Chiesa diocesana. Don Emiliano Straccini nel suo intervento ha sottolineato come «La categoria biblica di “popolo di Dio” proposta dal Concilio implica sinodalità e coralità. La sinodalità – ha spiegato – segna il pellegrinaggio del popolo cristiano, che è pellegrino per definizione ed è chiamato, perciò, a coltivare un cuore di cercatori del Dio vivente». Ha poi aggiunto che «Le lettere al popolo di Dio dell’Arcivescovo Bruno mostrano chiaramente l’idea-madre dell’ecclesiologia conciliare che è la comunione». In un’altra parte del suo intervento Straccini sottolinea come «nella nostra Diocesi di Chieti-Vasto il termine “sinodalità” permea le lettere pastorali all’interno di questioni inerenti i sacramenti, la preghiera e le virtù teologali e cardinali». Sugli aspetti sinodali di unità e comunione don Emiliano ha ricordato come «il cammino sinodale, a partire dall’attenzione prestata ad un ascolto prolungato, vissuto nel primo biennio, ci ha mostrato come sia fondamentale il tenere in considerazione la sfera del “noi” piuttosto che quella dell’”io”, che oggi va per la maggiore».
Nella conclusione ha evidenziato come «Il cammino sinodale non porterà nessun frutto se lo vivremo solo come un’inchiesta sociologica sulla fede nostra e degli altri o come un incontro psicologico che ci rassicuri a vicenda. Il cammino sinodale è un’opera di evangelizzazione che inizia come ascolto, condivisione e continua come annuncio e invito ad avanzare insieme. Il cammino sinodale è un evento teologale, teso ad aiutare ciascuno e tutti a ricentrare su Dio la nostra vita».

Don Michele Panissa ha impostato la sua relazione sui contenuti e la struttura delle lettere pastorali, analizzando di esse gli aspetti generali, i toni dei testi e dei messaggi, i temi e la dimensione spirituale. In particolare, don Michele ha evidenziato il tono colloquiale di ogni lettera. In proposito ha detto: «Nelle lettere si crea un dialogo interpersonale, un tu a tu che richiama quella caratteristica fondamentale di ogni percorso di fede: parlare non di Dio ma con Dio, non in terza persona ma a Colui che è sempre davanti a noi, o meglio, davanti al quale noi scopriamo di essere e vivere». Poi aggiunge, riportando un pensiero dell’arcivescovo: «Impegniamoci a custodire e a far maturare un cammino di adesione del nostro cuore al cuore di Cristo». Sulla struttura delle lettere Panissa fa notare come in esse «c’è sempre un itinerario che, attraverso punti concreti e ben delineati, accompagna in una crescita legata non solo alla comprensione del tema, ma anche alla vita che ne scaturisce. Dalla domanda iniziale, si passa alla rivelazione della Parola di Dio, alla riflessione teologica, all’esperienza della Chiesa per giungere a un invito chiaro su un passo da fare in più, in una continua crescita. Viene così confermata l’immagine della via, cara già alla primitiva comunità cristiana, e del paziente sviluppo, presente in ogni percorso spirituale».

L’ultima relazione è stata affidata alla dottoressa Emanuela Pedone, presidente diocesana di Azione Cattolica, che ha riferito l’esperienza vissuta nell’incontro delle presidenze diocesane di Azione Cattolica a Castelgandolfo e si è soffermata, in particolare nella seconda parte del suo intervento, sulla priorità dell’ascolto nell’esperienza sinodale. «Ascolto tra di noi – ha evidenziato – e soprattutto ascolto della Parola, necessario da recuperare sempre più nelle nostre comunità. Recuperare la verità della Parola ci permetterebbe anche di liberare risorse da inutili perdite di tempo sull’argomentare, organizzare, imbastire incontri, eventi, catechismi che non arrivano però al cuore delle persone. La Parola di Dio non va edulcorata, né deve per forza piacere, ma piuttosto è sfida e per questo più attraente e coinvolgente». In ascolto della Parola siamo chiamati tutti alla gratitudine a Dio e alla cura delle relazioni fra noi.

Nelle conclusioni l’Arcivescovo ha sintetizzato in quattro punti il compito che il Convegno ci ha affidato: dare il primato all’invocazione, che ci apre a Dio e ai Suoi doni; vivere la vita come vocazione, in risposta a quanto il Signore chiede a ciascuno e a tutti noi; rispondere alla Sua convocazione, che ci fa Chiesa, popolo in cammino e segno di luce e di speranza fra i popoli; accettare di essere anche provocazione, che sollecita, sfida e apre al nuovo dell’azione divina per noi e il mondo intero.

Domenico De Simone
Direttore de “Il Nuovo Amico del Popolo”