Per una Pasqua di luce e speranza

Messaggio di padre Bruno e programma della Settimana Santa

Il Vangelo secondo Giovanni situa la sezione, che può essere chiamata “libro dell’addio” (13,1-17,26), fra il “libro dei segni” (1,19-12,50), in cui Gesù parla a chi non crede ancora in Lui, e il “libro della Pasqua” (18,1-20,31), dove la Sua gloria è rivelata al mondo nel dramma della Croce. Nel libro dell’addio il Maestro si rivolge ai suoi per affidare loro il testamento del suo amore, analogamente a come – secondo i Sinottici – aveva fatto confidando loro il memoriale dell’eucaristia: perciò si può dire che il racconto della lavanda dei piedi presente in questa sezione corrisponde a quello dell’Ultima Cena negli altri Evangelisti. In entrambi i casi siamo di fronte alla rivelazione e al dono dell’amore più grande: “li amò sino alla fine”, fino al “télos”, al compimento supremo dell’amore. L’Evangelista presenta l’amore così come Gesù lo ha vissuto e come ci chiede di viverlo: ne ricaviamo un triplice messaggio. L’amore è, anzitutto, esodo da sé senza ritorno, dono senza condizioni, gratuità “fino alla fine”. Se non è questo, è gratificazione, e dunque non è. Il grembiule del servo, che Gesù indossa, è il segno di un’umiliazione, che solo l’amore senza calcolo e senza misura può giustificare: ognuno deve scegliere fra la ricerca della gratificazione o l’impegno della gratuità. In ogni cuore può insinuarsi il bisogno di gratificazione, con le domande insidiose: chi me lo fa fare? Che me ne viene in cambio? Quale vantaggio per me e il mio futuro? Le vere domande da porsi sono l’esatto contrario di queste: come vivo in concreto la gratuità dell’amore? Che ne è nella mia vita dell’esodo senza ritorno, cui il Signore mi chiama?
Nel dialogo fra Gesù e Pietro, che segue nel testo, si rivela, poi, l’aspetto dell’amore inteso come lotta e come resa. Amare il Signore vuol dire lottare con Lui, lasciando però che Egli vinca, come alla fine ha fatto Pietro chiedendo di essere lavato dalla testa ai piedi! Chi lotta riconosce l’Altro come tale e si lascia sfidare da Lui: la lotta dell’amore è lo spazio della libertà, il solo nel quale può generarsi e vivere l’amore. Lottare con Dio – come fu per Giacobbe al guado dello Yabbok (Gen 32) – è necessario per conoscerlo e amarlo veramente. Chi lotta con il Signore non pretende di possederlo, non fa di Lui un oggetto a proprio uso e consumo: occorre, però, lasciare che Egli vinca, per confessarne così la gloria, propria di Colui, cui è dovuta da parte nostra incondizionata fiducia e obbedienza. Ci chiediamo allora: ho lottato con Dio? L’ho lasciato vincere? Lascio che sia Lui a avere sempre il primo posto nella mia vita? Celebro la Sua gloria nelle scelte che faccio?
Il racconto del Vangelo, infine, riporta una frase decisiva di Gesù: “Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica”. Se l’amore è autentico, è fonte di una gioia capace di riempire totalmente il cuore e la vita: gioia è sentirsi amati e proprio così resi capaci di amare. Gioia è l’esperienza provata da chi si dona e lo fa senza ritorno, è la beatitudine che solo l’amore può dare, il frutto della carità vissuta nel servizio, che la paura e l’egoismo non ci faranno mai conoscere. Possiamo chiederci allora: come vivo la beatitudine dell’amore generoso? Come ispiro ad essa la mia vita e le scelte di ogni giorno? Come nutro in me la carità, mettendomi alla scuola di Gesù, che viene a noi nel pane di vita? In questa Pasqua segnata dai drammi della violenza e della guerra in diverse parti del mondo chiediamo al Signore di farci sempre di nuovo il dono della pace, rendendoci simili a Lui nella continuità con quanti nella storia hanno creduto al Suo amore e lo hanno credibilmente vissuto nella comunione del Suo popolo. E preghiamo perché questo popolo si offra sempre più al mondo come la Chiesa dell’amore, specialmente in un tempo come il nostro, segnato dalla prova tremenda degli odi e delle violenze, e perciò esigente verso chi crede e sa di dover essere disponibile alle rinunce richieste alla nostra – sempre troppo povera e fragile – capacità di amare. In questo spirito auguro a tutti una Pasqua di luce e di speranza, tutti portando nella preghiera e nel cuore!

 

Domenica delle Palme 24 marzo
Ore 10.00 Benedizione delle Palme nella chiesa della SS. Trinità e processione
fino alla Cattedrale
Ore 10.30 Messa in Cattedrale
Ore 19.00 Via Crucis cittadina
animata dalle Acli

Giovedì Santo 28 marzo
Ore 10.00 Messa Crismale in Cattedrale
Ore 18.00 Messa in Coena Domini
con lavanda dei piedi in Cattedrale

Venerdì Santo 29 marzo
Ore 9.00 Ufficio delle Letture e Lodi
in Cattedrale
Ore 17.30 Azione liturgica
Ore 19.00 Processione

Sabato Santo 30 marzo
Ore 9.00 Ufficio delle Letture e Lodi
in Cattedrale
Ore 22.00 Veglia Pasquale e Messa
in Cattedrale

Domenica di Pasqua 31 marzo
Ore 10.30 Messa in Cattedrale
Ore 18.00 Messa in Concattedrale a Vasto