Custodi del giardino di tutti

A Fossacesia con i lavoratori della terra 

Un Giubileo “tra terra e cielo” o meglio, tra mare e cielo dove il silenzio dell’attesa è più dolce e lo scialacquio delle onde si confonde con il sibilo della preghiera. A Fossacesia, nel quadro dell’abbazia di San Giovanni in Venere, sono così sfilati i trattori per celebrare in diocesi la giornata del Ringraziamento e vivere il Giubileo dei lavoratori della terra; tratteggiati da un pennello irriverente, i mezzi agricoli sono entrati nel piazzale della chiesa ed hanno ricevuto, fresca e provvidenziale, l’acqua della benedizione. Per un giorno, non hanno trainato i pesanti aratri; tirati a lucido in occasione della festa, hanno portato all’altare i frutti della terra e del lavoro dell’uomo, ancora bagnati di rugiada e profumati di fatica: primizie di stagione genuine e semplici, a testimoniare la volontà di vivere l’agricoltura nel rispetto della terra e dei raccolti.
È stata una due giorni di riflessione e di spiritualità quella organizzata dalla Coldiretti della provincia di Chieti. Un’opportunità, inoltre, per sollecitare a mettere in pratica politiche agricole adeguate per lo sviluppo economico e sociale ispirandosi alla dottrina della Chiesa e ad un’etica di responsabilità che pone l’uomo a servizio del creato, giardiniere e custode dell’opera di Dio. “Coltivate e custodite la terra” ha ricordato, con le parole del Papa, Mons. Carlo Rocchetta, Consigliere Ecclesiastico Nazionale della Coldiretti, che ha avvertito: “Dio perdona, la natura no! Una volta che, nel circuito, è stata introdotta una situazione di squilibrio, non c’è più controllo”. Con una competente analisi sugli organismi geneticamente modificati, Mons. Rocchetta ha mostrato come non sia possibile valutare sulla base degli interessi economici le applicazioni della scienza che, invece, devono orientarsi al bene della collettività: “Non si può accettare che la vita sia patrimonio di qualcuno e non possiamo lasciare una natura impoverita perché abbiamo eliminato le biodiversità. Stiamo violentando la natura: la mucca pazza ne è l’esempio più lampante”. Una globalizzazione degli egoismi, la causa scatenante, e un’ipercompetizione che ha fatto del mondo una giungla. “Tutto è di Dio” ha ammonito l’Arcivescovo durante la partecipatissima celebrazione giubilare; ed ha continuato: “Dio ha affidato all’uomo la terra e quanto contiene perché lo gestisca e lo custodisca”. Perché la fatica diventi adorazione e il capo si chini di fronte all’incessante alternarsi delle stagioni che rende proficuo il nostro lavoro. “Rispettate la natura – ha concluso – e non cadete nel tranello della produttività. La natura è nostra nell’uso, non nella proprietà: coltiviamola con libertà, ricordandoci che essa è per tutti e abbiamo l’obbligo di lasciarla migliore”. Fedeli alla terra fedele, che ciclicamente dona i frutti del nostro impegno. Per una nuova solidarietà, per riscoprirci tutti immersi nel giardino di Dio da rispettare e coltivare con adorante fatica e generoso impegno.