Lettera Pastorale

La grande conversione in tempo di cammino sinodale

CREDO IN CRISTO
IL PRIMO E L’ULTIMO

Carissimi,

avverto innanzitutto il bisogno interiore di esprimere la mia professione di fede di fronte alla Comunità Ecclesiale che il disegno di Dio mi ha affidato come sposa da amare e custodire. Depongo nel mio cuore le stesse parole che Giovanni Paolo II ci consegna nell’Esortazione Apostolica “Ecclesia in Europa”.

Credo in Cristo. “Egli è il Primo e l’Ultimo: in Lui tutta la storia trova inizio, senso, direzione, compimento; in Lui e con Lui, nella sua morte e risurrezione, tutto è già stato detto. È il Vivente: era morto, ma ora vive per sempre. Egli è l’Agnello che sta ritto in mezzo al trono di Dio (cf Ap. 5,6): è immolato, perché ha effuso il suo sangue per noi sul legno della croce; è ritto in piedi, perché è tornato in vita per sempre e ci ha mostrato l’infinita onnipotenza dell’amore del Padre. Egli tiene saldamente nelle sue mani le sette stelle (cf Ap. 1,16), cioè la Chiesa di Dio perseguitata, in lotta contro il male e contro il peccato, ma che ha ugualmente il diritto di essere lieta e vittoriosa, perché è nelle mani di colui che ha già vinto il male. Egli cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro (cf Ap. 2,1): è presente e attivo nella sua Chiesa in preghiera. Egli è anche “colui che viene” (Ap. 1,4) mediante la missione e l’azione della Chiesa lungo la storia; viene come mietitore escatologico, alla fine dei tempi, per portare a compimento tutte le cose (cf Ap. 14, 15-16; 22, 20)… Il suo messaggio è rivolto a tutte le singole Chiese particolari e riguarda la loro vita interna, a volte contrassegnata dalla presenza di concezioni e mentalità incompatibili con la tradizione evangelica, spesso attraversata da diverse forme di persecuzione e, ancora più pericolosamente, insidiata da sintomi preoccupanti di mondanizzazione, di perdita della fede primitiva, di compromesso con la logica del mondo. Non di rado le comunità non hanno più l’amore di un tempo (cf Ap. 2,4). Si osserva come le nostre comunità ecclesiali siano alle prese con debolezze, fatiche, contraddizioni. Anch’esse hanno bisogno di riascoltare la voce dello Sposo, che le invita alla conversione, le sprona all’ardimento di cose nuove e le chiama a impegnarsi nella grande opera della “nuova evangelizzazione”. La Chiesa deve costantemente sottomettersi al giudizio della parola di Cristo, e vivere la sua dimensione umana in uno stato di purificazioe per essere sempre più e meglio la Sposa senza macchia, né ruga, adorna di una veste di lino puro splendente”
(cf Ef. 5, 27; Ap. 19, 7-8).
(Ecclesia in Europa, nn. 6 e 23 passim).