Riflessioni sulla VIsita Pastorale

1. Il Dio che viene. È convinzione centrale della fede cristiana che il Dio della rivelazione biblica non è una divinità straniera e lontana, ma il Dio vivente: pur restando il Signore trascendente e assoluto della storia, Egli entra nel tempo e visita il suo popolo, è il Dio che viene. Si può dire che l’intera storia della salvezza, così come è narrata nella Bibbia fino al vertice dell’incarnazione del Figlio, è la storia delle “visite” di Dio, di un Dio che veramente “ha tempo per l’uomo” e chiede a noi di “avere tempo” per Lui (Karl Barth). Fedele all’alleanza stretta con il suo popolo, il Signore interviene nelle vicende umane in maniera gratuita e straordinaria, per benedire o punire i suoi, sempre al fine di salvarli. Così, fra le visite di benedizione del Signore c’è quella a Sara, la moglie di Abramo, per la nascita di Isacco (Gn 21,1), quella di cui parla ai suoi fratelli Giuseppe prima di morire e che riguarda il ritorno nella Terra promessa (Gn 50,24), c’è la visita con cui si compie la liberazione dalla schiavitù d’Egitto (Es 4,31), quella che esprime la cura di Dio per le sue creature (Sal 8,5 e 65,10; Eb 2,6, ad esempio), e la visita invocata ed attesa del Salvatore (Sal 106,4). Quest’ultima si compie oltre misura di attesa o previsione umana nella nascita di Gesù: “Benedetto il Signore, Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo” (Lc 1,68). Fra le visite di giudizio ci sono quelle volte a punire le infedeltà del popolo (Es 32,34: “nel giorno della mia visita li punirò del loro peccato”), e c’è quella che si realizza col dramma dell’esilio (vedi Ger 32,5). Anche il giudizio finale sarà un’ultima visita di Dio (cf. Mt 25,31ss).
+Bruno Forte
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