Non disonorare il Padre

Riflessioni per l'anno pregiubilare 1999

I – CON GIOVANNI PAOLO II, AD UN PASSO DAL TERZO MILLENNIO
I. Il Papa chiede di meditare sul Padre. Sono ormai vent’anni da quando Giovanni Paolo Il parlava dell’anno 2000 come di un grande Giubileo nel quale la Chiesa avrebbe dovuto risvegliare nella sua coscienza credente consapevolezza e gratitudine per l’opera salvatrice di Cristo. Fin dalla pubblicazione della Lett. ap. Tertio millennio adveniente ([=TMA] 10. 1 l. 1994) apparve chiaro che ci saremmo preparati in ottica trinitaria, con un anno da dedicare al Figlio, uno allo Spirito e uno al Padre.
Meditando, ormai da tre anni, sulle divine persone, poiché ognuna è legata alle altre, andiamo facendo la rallegrante esperienza di quanto sia armonica e coesa la religione cristiana nei suoi misteri, proprio come osserva Edith Stein, la martire del nazismo da poco santificata: “I misteri del cristianesimo costituiscono un tutto indivisibile. Quando si è penetrati in uno, si comprendono tutti gli altri” (La mistica della croce. Scritti spirituali sul senso della vita, a cura di Waltraud Herbstrith, Roma 1987, p. 63).

– Una domanda posta vent’anni fa. A proposito del Giubileo del 2000, il Papa si chiede nella sua prima Enciclica: “Che cosa occorre fare, affinché questo evento della Chiesa, congiunto con l’ormai prossima fine del secondo millennio, ci avvicini a Colui che la Sacra Scrittura chiama “Padre per sempre”, “Pater futuri saeculi?” (Lettera enc. Redemptor homini [4.3.1979], n. 7.).
Era il 1979 quando Giovanni Paolo Il si poneva questa domanda. Oggi noi sappiamo i passi che la Chiesa ha dato per operare, in modo purificato e degno, il trapasso giubilare dal secolo XX al XXI e del Secondo Millennio al Terzo. Soprattutto, in questi ultimi tre anni il popolo cristiano ha avuto modo di esprimere la sua pietà, concentrandosi a meditare sul Figlio (1997), sullo Spirito (1998) ed ora, nel nuovo anno liturgico che inizia, sul Padre. Si realizza così il desiderio del Concilio di portare la Chiesa del nostro tempo a prendere coscienza che essa è, secondo la nota espressione di S. Cipriano, “un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Cf CONCILIO ECUM. VAT. 11, Cost. domm. Lumen gentium, nn. 1-5).