L’augurio di buon Natale dell’Arcivescovo

Non semplice ripetizione di un ciclo, ma il ravvivarsi del desiderio e dell’attesa, l’Avvento ci invita a riscoprire l’Altro divino e trascendente come il Dio che viene, l’imminenza che sovrasta e rinnova, aprendosi alle sorprese della speranza e riconoscendo l’inesorabile caducità di ciò che passa in attesa di Colui che viene e del suo regno, che non passerà mai. Celebrare il Natale del Dio con noi non è semplice atto della memoria, ripetizione di gesti trasmessi nella catena della tradizione e degli affetti che la pervadono, ma novità di una venuta nella novità di un oggi – il nostro oggi – diverso da ogni altro e proprio così importante per noi. È un rinnovato prendere coscienza del cammino compiuto e di quello che ci aspetta, un fare bilanci sulla crescita di ciascuno di noi in ciò che più conta, la nostra capacità di amare e di compiere il bene con generosità oltre ogni calcolo. È un guardare ai nostri rapporti con lo sguardo di chi ne misura la verità non sul guadagno che possiamo riceverne, ma sulla verità di quanto mettiamo in gioco e riusciamo a trasmettere e ad accogliere in ricchezza di umanità. È un aprirci al futuro non solo come proiezione del nostro presente, prolungamento dell’“homo absconditus” che è in ciascuno di noi, ma anche e soprattutto come futuro assoluto, indipendente dalla nostra volontà e dai nostri calcoli, che ci viene incontro come destino e come patria ultima. Lo sguardo della fede sa riconoscere in questo futuro l’avvento di Dio, il compiersi delle Sue promesse, e sa andare incontro ad esso con speranza, accettando la sfida del nuovo inizio, nella consapevolezza di quanto sia necessario affidarsi ai disegni dell’Altissimo, che superano e spesso sconvolgono i nostri disegni. Dove tutto questo avviene è il Natale di Dio nella nostra vita e il nostro rinascere nella vita del Dio vivo. Una promessa e una sfida, cui nessuno può sottrarsi, credente o non credente che sia, perché ad avvolgerci tutti è il mistero, e il rischio di Dio lo corre tanto chi crede, quanto chi si sottrae all’abbraccio e resiste, pur sapendo che la sola vera questione aperta per ogni pensante è quella significata dalla tenerezza del presepio e dal dramma della croce e della resurrezione del Figlio eterno, fatto uomo per noi. Lottare con Dio è l’atto più degno della vita che ci è data. Lasciare che Lui vinca è la scelta che fa del Natale fuori di noi e intorno a noi il Natale più intimo a noi di noi stessi, la rinascita nella speranza e nell’amore più forte della morte.
 
 
Bruno Forte