Dieci anni in cammino con la Chiesa di Chieti-Vasto

 
Un evento che si rinnova, la giornata del 25 settembre, sulla scia delle precedenti celebrazioni della festa di Maria “Mater populi teatini”, eppure piena di molti altri significati.
Evento di Chiesa, ma questa volta in un singolare incrocio tra persona e comunità, tra ministro e destinatari del suo servizio, tra l’Arcivescovo e la sua comunità.
In prima evidenza, infatti, quest’anno è la ricorrenza del decennale dell’ingresso in diocesi di padre Bruno. Ordinato vescovo l’8 settembre 2004, pochi giorni per un cambiamento radicale della propria vita: dentro i misteriosi percorsi del cuore e dell’anima, in un nuovo contesto geografico, storico, culturale, in mezzo a un nuovo popolo, cui appartenere in modo singolare.
Difficile poter entrare dentro questo mistero personale, e inopportuno, ma arrivare sulla soglia, farsi prossimi, affiancare, condividere, questo è possibile, scoprendo che nell’avventura interiore della persona convive il cammino di tutta la Comunità, e nel suono dei suoi passi ci si trova a interrogarsi sui passi di tutto un popolo.
Mons. Forte più volte ha espresso la sua “azione di grazie per un popolo e un clero accoglienti e dalla fede salda”, la sua attenzione a questa nuova terra e alla sua gente, sforzandosi di entrare in una avventura interiore di radicamento e di passione, in una comunione che fa sempre pensare – come accade a un padre di famiglia – a ciò che si può fare di più e meglio, in una sorta di “inseguimento” dietro ad uno Spirito che chiama e parla, ma non con parole semplici, non su sentieri già tracciati, comodi e facili da percorrere.
L’esperienza del Sinodo, ancor più quella centellinata della Visita pastorale, hanno provocato la Chiesa di Chieti-Vasto a rileggersi, a comprendersi, a rimettersi in gioco insieme col suo pastore sulla via ineludibile – un appuntamento con la storia da non perdere – di un rinnovato slancio missionario per raggiungere i lontani e gli indifferenti, tout court gli uomini del nostro tempo, il tempo presente, quello affidato alla Chiesa oggi.
Anche il dialogo con la cultura appare allo sguardo del ricordo come un dono e una sfida: un “viaggio” del vangelo, attraverso l’iniziativa dell’Arcivescovo, ma un appello dello Spirito a tutta la Chiesa locale.
In questo particolare approccio al decennale scorrono eventi e immagini, come un torrente impetuoso in cui è difficile guardare dentro senza la calma della sosta spirituale, ed è inevitabile essere colpiti da flash, da immagini-simbolo: le attività della Caritas e delle iniziative per i più bisognosi, la cura delle vocazioni così come oggi è dato viverla, le mai sufficienti e compiute esperienze della pastorale giovanile…
Il 25 settembre, in definitiva, sarà più che mai un giorno di Chiesa: la celebrazione plenaria, il convenire di tanti da tutto il territorio, il conferimento dei ministeri, il mandato ai catechisti, un “involucro” esteriore dentro il quale batte il cuore di una Chiesa. Ecco, questo lo sguardo giusto: una sorta di attenzione “cardiologica” a questo popolo di Chieti-Vasto, al suo vivere nel tempo di oggi, al suo portare il Vangelo, al suo servire l’uomo come il Samaritano.
Farsi prossimi al mistero del pastore, tentare di dare uno sguardo alla sua vicenda personale, diventa in realtà un incontro vivo con il mistero di questa grande famiglia di Cristo che è la Chiesa locale.
Il decennale della presenza di padre Bruno non è una festa personale, privata. In realtà, evoca dieci anni di cammino della nostra Chiesa. Mille parole, uno l’invito essenziale, quello di aprire il cuore a Cristo “Lumen vitae”. Una volta ha scritto: «La mia riflessione si chiude così con l’invito – caro alla Chiesa d’Oriente – a poggiare il nostro capo sul petto del Signore, come il discepolo amato nell’Ultima Cena (cf. Gv 13,25), per ascoltare le parole di Gesù, lasciando che il Suo cuore parli al nostro! È quanto chiedo a Dio per me, per quanti Dio mi affida, tutti affidando “al Signore e alla Parola della Sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santi” (cf. At 20,32). Lo faccio con l’aiuto del grande discepolo della Parola di Dio che fu Agostino, con le parole con cui egli chiude il De Trinitate: si tratta dell’invocazione, che dovrebbe far propria ogni discepolo della Parola e del Silenzio di Dio: “Signore mio Dio, unica mia speranza, fa che stanco non smetta di cercarTi, ma cerchi il Tuo volto sempre con ardore. Dammi la forza di cercare, Tu che ti sei fatto incontrare, e mi hai dato la speranza di sempre più incontrarTi. Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto, accoglimi al mio entrare; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di Te, che intenda Te, che ami Te… Amen!».
Grazie, padre Bruno. Auguri. Cammineremo insieme, ancora, secondo i misteriosi disegni di Dio, nella fatica dei passi, nella bellezza di chi cammina sulle vie del Vangelo, con la gioia di essere Chiesa.
Bonifacio Mariani