Carissimi, nelle omelie da me tenute in occasione della Messa crismale nei venti anni vissuti con voi ho sottolineato vari aspetti della vita e della missione del presbitero nella Chiesa comunione: quest’anno vorrei soffermarmi sul tema della fedeltà, condizione decisiva perché il dono del ministero sacerdotale possa portare tutti i suoi frutti e far gustare la sua bellezza sia a chi lo vive, che all’intera comunità cristiana. Con parole intense Søren Kierkegaard scriveva: “Il fiore del primo amore appassisce se non supera la prova della fedeltà”. Queste parole evidenziano quanto è grande e preziosa la fedeltà agli impegni dell’amore, tanto da poterla considerare la condizione con cui stanno o cadono la riuscita e la bellezza di tutta la vita. Se a volte l’infedeltà sembra promettere piaceri o successi, questi si rivelano ben presto effimeri e vuoti: solo la fedeltà paga e dona al cuore quella pace, che è già anticipo di vita eterna e premessa per dare frutti belli, copiosi e fecondi. Diventa allora decisiva la domanda: chi e che cosa può aiutarci a essere fedeli per sempre? Quali strumenti possono sostenere la quotidiana fatica della fedeltà e trasformarla in gioiosa abitudine al bene, virtù umile e fonte di pace?
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