Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani 2006. Omelia

19-01-2006

Il brano del Vangelo proposto quest’anno come tema per la Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani (Mt 18,18-20) si situa in un contesto drammatico: nel passo precedente si parla della correzione del peccatore; nel seguente del servo malvagio che non perdona ad altri, anche se a lui è stato dato il perdono. Un contesto di lacerazioni, radicate nel dramma del peccato. Proprio così, i versetti scelti sembrano indicare la via per il superamento di quanto divide i discepoli: la via dell’unità. Per comprenderla ci chiediamo anzitutto a chi sta parlando Gesù?

I destinatari remoti delle parole dette dal Signore nel nostro brano sono i ‘discepoli’ tutti: al v. 1 del capitolo 18 di Matteo essi vengono presentati nell’atteggiamento tipico del discepolo, quello della domanda e dell’attesa in attento ascolto della parola del Maestro: ‘In quel tempo si avvicinarono a Gesù i discepoli per dirgli: ‘Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?”.

Al v. 17 – immediatamente precedente al brano prescelto ‘ destinataria prossima delle parole del Maestro appare invece l’ ‘ekklesìa’, cioè la comunità strutturata del popolo di Dio. ‘Ekklesìa’ è il termine greco equivalente nel Primo Testamento all’ebraico ‘qahal’, che ha lo stesso significato di ‘assemblea convocata’ da una voce o parola autorevole (‘qol’ in ebraico è ‘voce’, ‘kaléo’ in greco vuol dire chiamare): ‘Se non ascolterà neppure loro, dillo alla chiesa (ekklesìa) e se neppure alla chiesa darà ascolto, sia egli per te come il pagano e il pubblicano’.