La Croce di Gesù e il valore salvifico del dolore Meditazione teologica per preparare e vivere la Settimana santa

17-03-2005

È nella morte e resurrezione del Figlio che si rivela il duplice ‘esodo’ che solo può dare valore salvifico al dolore umano: l’uscita di Dio da sé fino all’abbassamento supremo della Croce e il Suo ritorno. L”esodo da Dio’ del Figlio venuto nella carne culmina nell’evento della Sua morte, luogo dell’estremo avvento dell’Eterno nella forma della finitezza umana: la sofferenza e la morte della Croce sono però illuminate nella loro profondità abissale dall’ ‘esodo verso Dio’ della resurrezione del Figlio fatto carne, dove la morte è stata ingoiata per la vittoria (cf. 1 Cor 15,54). Fra questi due esodi, che spezzano il cerchio dell’esistenza altrimenti chiusa nel silenzio mortale del nulla, la passione e morte del Figlio dell’uomo si presentano come l’evento del supremo abbandono e della comunione più grande del Dio venuto nella carne, la vera buona novella che cambia il mondo e la vita. Il supremo abbandono del Dio crocifisso rivela nella maniera più cruda l’esperienza di infinita caducità dell’esistere: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’ (Mc 14,34). Il grido dell’ora nona testimonia la condizione di fragilità degli abitatori del tempo, con cui il Figlio si è fatto solidale: chiamati alla vita dal nulla gli esseri sembrano fasciati dal nulla, avvolti dal silenzioso mistero dell’inizio. Nessuna mistica del dolore e della morte potrà cancellare il tratto oscuro di essi, l’aspetto misterioso e drammatico della sofferenza senza apparente ritorno. Si soffre e si muore soli: la solitudine è e resta il prezzo immancabile dell’ora suprema: ‘La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me… Non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me?… Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’ (Mt 26,38. 40; 27,46). Si muore nel grido che evoca quello della lacerazione iniziale, segno di una estrema lacerazione, annuncio di nascita non meno dell’altro. Nel Suo abbandono il Figlio si è fatto vicino alla tragedia più profonda, inobliabile: da allora, nessun uomo che soffre sarà mai più solo come lo è stato Lui.