Inaugurazione dell’anno Giudiziario 2005

Omelia di Mons. Bruno Forte
04-03-2005

Omelia di Mons. Bruno Forte
Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto
Moderatore del Tribunale Ecclesiastico Regionale Abruzzese
durante la Messa di l’Inaugurazione dell’anno Giudiziario 2005

(sui testi del Mercoledì della III Settimana di Quaresima:
Dt 4,1. 5-9; Mt 5,17-19)

Per una provvidenziale coincidenza i testi della Parola di Dio che oggi la liturgia della Chiesa offre alla nostra meditazione e alla nostra preghiera ci aiutano a riflettere sul significato della Legge. La Torah ‘ di cui parla la prima lettura, articolata nella varietà dei precetti divini, o ‘mitzvoth’ ‘ non è il ‘nòmos’ greco né la ‘lex’ romana. Secondo la tradizione ebraica la Torah è la ‘fidanzata d’Israele’, segno e dono dell’Eterno cui il popolo eletto è unito in un’alleanza sponsale. Al compimento del dodicesimo anno il ragazzo ebreo diventa adulto secondo la Legge e celebra questo passaggio importante con la cerimonia del ‘bar mitzvah’, che lo fa appunto ‘figlio della Legge’, titolare di diritti e di doveri sacri: durante questo rito egli porta in processione i rotoli della Legge coperti con una veste nuziale, proprio a dire il rapporto d’amore fedele che deve unirlo alla Parola del Signore. In questo senso Torah non significa solo legge, ma piuttosto ‘via’, vincolo di fedeltà e d’amore nuziale, presenza dell’Eterno alla vita dei figli d’Israele. I testi della liturgia odierna ci aiutano ad approfondire questo significato, che tanto avrà influenza sull’elaborazione della ‘lex Ecclesiae’, di quel diritto canonico che proprio per questo non è semplicemente comparabile al diritto civile, nonostante le vaste influenze che su di esso ha esercitato lo ‘jus romanum’. Tre sono i sensi della Legge che emergono dalla Parola ascoltata.