Ai Docenti Universitari

01-06-2005

Mi chiedi: che significa ‘fede adulta’? Ti rispondo ricordandoTi che la condizione umana è un permanente uscire da sé per lottare contro la morte e camminare verso la vita: in questo continuo esodo l’uomo viene raggiunto dalla Parola che viene dall’eterno Silenzio, da quel Dio, cioè, che ha voluto ‘avere tempo’ per l’uomo.

Dio esce dal silenzio perché la nostra storia entri nel Silenzio del Suo amore e vi dimori. L’incontro dell’umano andare e del divino venire, l’alleanza dell’esodo e dell’avvento è la fede. Essa può dirsi adulta quando vive in pienezza l’esperienza dell’incontro con l’Altro, che viene a noi, della Sua sovranità che ci interpella e ci inquieta, ma anche quella dell’abbandono libero e gioioso e della pace.

1. La fede adulta è anzitutto scandalo. Lo è in quanto esperienza della radicale alterità del divino Altro, della Sua imprendibile trascendenza. Infinite sono le testimonianze di questo scandalo. Con parola netta Kierkegaard dice: “Non si giunge mai alla fede senza passare per la via dello scandalo”. Lutero, distinguendo nell’amare Dio l’amore captativo – “io ti amo perché tu mi darai il Paradiso” – dall’amore oblativo – “io ti amo perché ti amo, e tu sei degno di essere infinitamente amato, qualunque cosa vorrai da me”, insiste nell’affermare che il segno dell’amore oblativo è la “resignatio ad infernum”, la scandalosa parola che dice “io ti amo, o mio Dio, anche se tu per me volessi l’Inferno”.