Tenerezza e verità: misericordia per la salvezza

Giubileo dei detenuti a Chieti  

“Chiedo perdono e remissione perché per me, che sono un cattolico, ciò che ho commesso è, oltre che un reato, prima di tutto una colpa”. Con gli occhi lucidi, Luigi ha pregato anche a nome dei suoi compagni di detenzione che hanno partecipato al Giubileo dei carcerati, celebrato dall’Arcivescovo nella casa di reclusione di Chieti. Alla presenza del Direttore dell’Istituto, Francesco Concione, del Prefetto, del Presidente della Provincia e dei rappresentanti del Comune, l’Arcivescovo ha sottolineato: “C’è bisogno, durante la nostra storia, di chiedere a Dio la tenerezza e la verità. Dio vi ha già perdonato. Non c’è conflitto tra misericordia, che rinnova interiormente e pone sulla via della conversione, e giustizia umana che deve compiere la sua strada”. Un invito a riscoprirsi tutti peccatori, accomunati in una cordata di solidarietà: “Voi non siete peggiori degli altri: c’è una solidarietà che ci unisce – ha aggiunto – perché siamo tutti in una stessa storia di peccato”. Ed ha invitato: “La società vi pensa. Non si può, però, soltanto scardinare: occorre ragionare e promuovere il bene comune. Non servono le padelle sulle sbarre: pregate, perché coloro che devono pensare a voi lo facciano con saggezza. Bisogna, certamente, valutare se al presente la detenzione abbia, oltre che l’elemento punitivo, quello riabilitativo; ma bisogna anche coniugare il bene comune, il rispetto per la vita con la sofferenza delle persone offese”. Ed ha concluso: “Non abbiate paura di Gesù Cristo, uno che sta innocentemente sulla croce. Temete, invece, coloro che ce l’hanno messo: gli uomini!”.