Sull’anno liturgico e sul tempo d’Avvento

Nella luce della fede l’anno liturgico ha lo scopo di accompagnare i fedeli a riattualizzare nella propria vita i “misteri”, cioè gli eventi rivelativi e salvifici, del Salvatore. Così, l’Avvento serve a ravvivare l’attesa e il desiderio del Dio con noi, il Natale a nutrire l’esperienza viva della Sua presenza nella vita e nella storia, la Quaresima a purificare il nostro cuore per accogliere il dono della salvezza che si compie con la Pasqua, la Pentecoste a vivere la vita nuova secondo lo Spirito, da Lui condotti sulle vie di Dio, mentre il tempo ordinario ci ricorda che tutto questo deve avvenire nell’umiltà del quotidiano, lì dove il Signore ci ha chiamati e ci accompagna.
Ogni tempo liturgico, comunque, porta con sé un appello alla conversione del cuore: certamente dobbiamo sempre nuovamente convertirci a Cristo e rinnovare il nostro vivere di Lui e in Lui. Guardando al bene che già c’è – ed è tanto – dobbiamo puntare sempre più in alto sulla via della santità e riconoscere i segni di Dio per corrispondervi con umiltà e coraggio. L’Avvento ci ricorda in particolare che il compimento di questo cammino di conversione ci sarà solo quando l’incontro col Dio che viene sarà realizzato per sempre: attendiamo la gioia ultima nel Dio tutto in tutti, perché sappiamo che il Figlio eterno è venuto in questo mondo nella nostra carne a rendere possibile per noi il raggiungimento della meta finale.
In questo senso, il Natale, punto di arrivo dell’Avvento, è l’anticipazione della gloria futura, un pregustare già la bellezza di Dio nella fatica dei giorni. Il desiderio e l’attesa non devono però estraniarci dal presente: essere Chiesa del Figlio di Dio venuto fra noi non significa fuggire dal mondo, ma condividere gioie e dolori, sfide e speranze con la nostra gente, cercando di agire sempre secondo la volontà di Dio al servizio del bene comune.
Lo sguardo attento alla storia in cui ci troviamo non può non portarci in questo momento a esprimere la nostra preoccupazione per un Parlamento che sta legiferando sulla sicurezza all’insegna del principio che l’altro, in specie l’immigrato, rappresenti un rischio e un pericolo. Da questa visione come credenti non possiamo che dissociarci: se il Signore si è fatto uno di noi, ogni essere umano ha una dignità che va rispettata e porta con sé un bagaglio di possibilità, atte a diventare una risorsa per tutti. Come hanno osservato non pochi economisti, senza i flussi migratori l’Azienda Italia sarebbe già al collasso.
La sfida, dunque, non è chiudersi nella paura, ma sforzarsi collettivamente per creare condizioni e processi di accoglienza, di accompagnamento e d’integrazione, che contribuiscano al bene di tutti, tanto di chi accoglie, come di chi arriva. Raccogliere responsabilmente questa sfida, ciascuno per la sua parte, anche questo vuol dire vivere l’Avvento, e viverlo nella concretezza dell’oggi vissuto come l’oggi di Dio per ognuno di noi e per l’intera famiglia umana.
Bruno Forte