Sulla soglia del cenacolo

Lettera alla Comunità presbiterale

“Cari Sacerdoti!

E’ cara a tutti i cristiani l’icona biblica degli apostoli radunati nel Cenacolo, insieme con santa Maria, in attesa dello Spirito (cf. Atti 2,1-4): mostra una piccola e giovane Chjiesa trepidante di fede nel Risorto, palpitante di speranza e già fervida nell’esperienza della carità, ormai percepita come legge dell’alleanza nuova stipulata sotto la Croce pasquale.
Ci deve restare sempre negli occhi e nel cuore il quadro di questa Chiesa apostolica e, insieme, mariana. La presenza della Vergine-Madre nel gruppo santo della Chiesa nascente va da noi meditata. Che ci fa Maria nel Cenacolo? Qual è il suo ruolo, quale grazia vi vive? “Maria, che sotto la croce ci è apparsa come Madre della Chiesa, qui, nel Cenacolo, ci è apparsa come la sua madrina forte e sicura. La madrina, per poter svolgere questo ufficio, dev’essere una che deve aver ricevuto, per parte sua, il battesimo. Così era Maria: una battezzata dallo Spirito che ora tiene a battesimo la Chiesa. Se i battezzandi sono degli adulti, la madrina assiste alla preparazione, e così fece Maria con gli apostoli e fa con noi”.
Non entreremo, allora, nel Cenacolo, per vivere sub lumine Matris? Il nostro problema è quello di deciderci a varcare la soglia del Cenacolo. Forse troppe distrazioni, troppi vagabondaggi, troppi itinerari decisi da soli, senza il conforto dei fratelli di Chiesa e di sacerdozio, ci hanno disabituati dalla vita di Cenacolo, ma bisogna tornar saggi, occorre prendere la santa decisione di non restare incerti sulla soglia del Cenacolo – luogo eucaristico e pentecostale per eccellenza – ed entrarvi con lieto passo.
Non temiamo di entrare nel Cenacolo, perchè è la casa del nostro sacerdozio: lì è stato ideato e voluto il sacramento che ha cambiato la nostra esistenza, assimilandola a quella di Cristo; lì è stata istituita e iniziata l’Eucaristia, il “sacramento maggiore” della Chiesa, la ragione della nostra vita, l’azione più grande che compiamo; lì sono gli Apostoli, le colonne della Chiesa, i nostri maestri di fede, i testimoni della risurrezione di Cristo, l’atto messianico che giustifica il nostro credere e il nostro sperare (cf. I Corinzi 156); lì è Maria, nostra sorella nella fede e madre del nostro sacerdozio, la più grande conoscitrice di Cristo, l’esempio migliore del cristianesimo vissuto; lì soffia ancora lo Spirito con i suoi doni e i frutti del suo atto pentecostale, correndo di grazia di ogni esistenza cristiana.
Lo Spirito è già in noi: ci è stato dato con i sacramenti della Iniziazione cristiana e siamo stati uniti a lui, in modo ancora più intimo, con la consacrazione sacerdotale. Ma per risvegliare in noi la sua forza e per ravvivare in noi il suo dono, dobbiamo tornare continuamente al Cenacolo. “Lo Spirito è donato a quelli che sono riuniti nel Cenacolo e sono invitati a predicare, come Pietro. Così, dunque, quelli […] che vogliono annunciare con forza il Vangelo per le strade di Gerusalemme devono prima essersi trovati nel Cenacolo con Maria e avervi ricevuto il fuoco dello Spirito”.
Dobbiamo varcare la soglia del Cenacolo due volte: la prima entrandovi per il discepolato; la seconda uscendone per l’apostolato. E’ sulla soglia del Cenacolo che si decide il nostro destino di preti del Regno: da lì compiamo il passo santo dell’imitazione di Cristo e quello meritorio della missione.”

(E. MENICHELLI, Sulla soglia del cenacolo. Lettera alla Comunità presbiterale Leumann,ELLE DI CI, 1996, p. 3-4).