Mascolinità e femminilità

 Convegno organizzato dalla Pastorale Familiare

Sposi che sono amici a vita, perché la diversità dell’altro è un arricchimento indispensabile nel matrimonio; amici a vita, sposati cioè in Cristo perché nella reciprocità tra maschile e femminile si manifesta un’Eucarestia realizzata; amici a vita che leggono il proprio matrimonio in un’ottica trinitaria in cui la relazionarietà si fa condivisione e dono, accoglienza di reciprocità e rispetto. Monsignor Carlo Rocchetta, arrivato a Chieti per parlare sulla mascolinità e femminilità e le loro implicazioni nella coppia, secondo un tema proposto dalla Pastorale Familiare, ha usato competenza di teologo e tenerezza di maestro nell’accompagnare gli sposi in questo percorso di riscoperta e consapevolezza delle proprie potenzialità.
“Tutta la storia umana si gioca sulla dialettica del maschile e del femminile; le due forme di esistenza sono in rapporto simmetrico e la loro reciprocità diventa integrazione e realizza l’umano”. Partendo da un’analisi culturale-antropologica per giungere poi a spiegare l’ottica teologica-spirituale, Mons. Rocchetta ha sottolineato l’importanza del recupero della reciprocità approfondendo il “femminile oggi”, valore per una società più autenticamente umana (“È un dovere morale per ogni donna acquisire il meglio del femminile, assumere l’autenticità del proprio essere che ha in sé una forza rivoluzionaria”), e esaminando la necessità per l’uomo di recuperare le proprie emozioni e liberarsi da schemi imposti. “Il sacramento del matrimonio – ha aggiunto – non può fare miracoli; esso opera su ciò che trova e produce frutti nella misura in cui il terreno è buono”.
È l’accettazione dell’altro, nella consapevolezza che la diversità è una ricchezza e va rispettata, a formare la coppia. Ma, soprattutto, è essenziale la riscoperta della Trinità come sorgente della dualità uomo-donna che si apre alla vita, al terzo. “La cultura del maschile e del femminile è, nella Genesi, di uno straordinario equilibrio” ha mostrato Mons. Rocchetta che ha aggiunto: “Dio delibera con solennità la creazione di entrambi che riflettono qualcosa del volto di Dio, relazione di dono, accoglienza e condivisione. Così, l’uomo e la donna sono uguali di natura ma diversi per essere in comunione”. Un amore, quello a cui è chiamata la coppia, che si fa dono ed accoglienza sul modello di quello che unisce Cristo alla sua Chiesa secondo una nuova logica di sponsalità: persone capaci di “oblazione gratuita e libera”, di donarsi e accogliersi per formare il “noi”, grazie ad una cammino di spiritualità e formazione. “Se la società – ha concluso Mons. Rocchetta – saprà salvaguardare il valore della coppia, allora ci sarà una crescita vera”. Perché la famiglia è il primo soggetto sociale chiamata, come ha ricordato l’Arcivescovo durante una gioiosa celebrazione eucaristica animata dai genitori dei ragazzi che frequentano l’Istituto delle Orsoline, a scommettere su Cristo la propria realtà.