Lettera del Vescovo per la convocazione del Concilio dei Giovani

Alla Chiesa di Dio che è in Chieti – Vasto

Durante gli anni del mio servizio episcopale, ho costantemente coltivato un rapporto di predilezione verso i giovani, nutrito di fiducia, di stimoli esigenti e di educazione ad una fede integralmente pensata e vissuta. Li ho incontrati nelle Parrocchie, all’interno delle loro realtà di Associazioni e Movimenti. Li ho accompagnati durante le Giornate Mondiali della Gioventù a Parigi, Roma e Toronto. Ho ascoltato storie interiori, raccolto attese e desideri, condiviso inquietudini e sofferenze. Ho constatato ricchezze e debolezze pastorali, risorse giovanili valorizzate e altre fatte depauperare nella stanchezza e nell’evanescenza di proposte che non incidono nelle grandi scelte esistenziali. Ho rilevato, altresì, una frammentazione di esperienze ecclesiali: autoreferenzialità e incomunicabilità tra le variegate esperienze che non fanno emergere il volto di una Chiesa locale che nella sua unità testimonii il Vangelo di Cristo. Gli orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo decennio del Duemila ci chiedono con forza “un’attenzione particolare ai giovani [‘]: se non sapremo trasmettere alle nuove generazioni l’amore per la vita interiore, per l’ascolto perseverante della Parola di Dio, per l’assiduità con il Signore nella preghiera, per una ordinata vita sacramentale […], rischieremo di non rispondere adeguatamente a una sete di senso che pure si è manifestata. Non solo: se non sapremo trasmettere loro un’attenzione a tutto campo verso tutto ciò che è umano […], saremo corresponsabili dello smarrirsi del loro entusiasmo, dell’isterilirsi della loro ricerca di autenticità, dello svuotarsi del loro anelito alla vera libertà” (C.E.I., Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 51).