Incontri del clero

 Relatore, il cardinale Tettamanzi

 Ha parlato anche di terrorismo e di globalizzazione: il cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Genova, arrivato direttamente dal Sinodo per inaugurare gli incontri formativi per il clero che quest’anno saranno centrati sul significato dell’Eucarestia, non si è sottratto di fare un accenno alla situazione contemporanea.
«La linea che noi dobbiamo seguire è quella indicata dal Santo Padre ‘ ha sottolineato, che non ha mai usato il termine guerra ma ha sempre usato i termini preghiera, giustizia e pace. Se rimaniamo nell’ambito evangelico, penso che la strada da seguire sia questa». E per un cardinale impegnato come lui, era scontato un accenno ai fatti del luglio scorso quando Genova, capitale del G8, fu presa di mira da giornali e televisioni di tutto il mondo. E in quel contesto, ci fu anche chi definì il cardinale come un anti globalizzatore.
«Da tempo parlo della globalizzazione ‘ precisa ‘ e prima del G8 ne ho fatto anche un libro; la globalizzazione è un fatto inarrestabile ma, se mal governato, dà vita ad una situazione di crescente povertà del mondo e allora bisogna correggere sia sul piano politico ma anche bisogna richiamare valori etici fondamentali come la giustizia e la solidarietà». Bisogna, secondo il prelato, avere una libertà interiore grande e soprattutto seguire il vangelo. «Ma se globalizzazione ‘ riprende il cardinale ‘ significa venire incontro anche agli immigrati, ai poveri, possiamo domandarci anche noi genovesi se siamo aperti, accoglienti». E se spesso si corre il rischio di essere fraintesi quando si parla di simili argomenti, monsignor Tettamanzi puntualizza: «Forse qualche volta qualche difficoltà che si può incontrare può essere provvidenziale perché ci dà la spinta ad essere per il Vangelo». Ma il discorso del cardinale è stato incentrato, naturalmente, sull’Eucarestia come sorgente di missione. «Nell’Eucarestia ‘ ha spiegato ‘ c’è l’enuclearsi della missione salvifica di Cristo e del suo corpo che è la Chiesa. La missione di cristo è l’annuncio dell’amore di Dio che è misericordioso e vivificante». Una missione, questa di Cristo, che si verifica con l’Incarnazione e durante tutta la vita di Gesù e che poi trova la sua massima espressione sulla Croce, «epifania piena dell’amore del Padre per il mondo». E proprio la Croce, vertice della missione di Cristo, trova «la sua anticipazione nell’Ultima Cena e il suo prolungamento nella messa. Per questo ‘ ha aggiunto il Presule ‘ celebrare la messa significa ripiantare la Croce, sorgente dell’amore misericordioso e vivificante di Dio». L’aspetto teologico della dimensione missionaria, sottolinea appunto come, dopo che il signore ci fa suoi amici, e ci accoglie come commensali, è l’Eucarestia stessa ad inviarci nel mondo come missionari e discepoli.
«Ma poi la verità ‘ sottolinea monsignor Tettamanzi ‘ chiede di diventare storia; l’Eucarestia è la fonte e l’alimento dello spirito e dell’agire missionario dei sacerdoti». Per questo, secondo il cardinale, è indispensabile rivedere le modalità dell’annuncio e interrogarsi sulla «verità e qualità delle celebrazioni», al fine di arrivare ad una «nuova strategia pastorale». Un impegno, questo, condiviso dal nostro Arcivescovo che ha invitato i sacerdoti a «ricominciare dall’Eucarestia».