Famiglia, priorità pastorale

 Un convegno diocesano dedicato al matrimonio

Famiglia priorità pastorale, perché essa è stata scelta da Dio per autopresentarsi. Coppia come modalità originaria per annunciare la Parola perché, all’inizio, Dio li creò “maschio e femmina, a sua immagine e somiglianza”. Coppie inserite nella Chiesa che dicono al mondo l’immagine di Dio rivelando la sua natura trinitaria: “gli sposi diventano segno e riproduzione di quel legame che unisce il Verbo di Dio alla carne umana” e manifestano l’unione di cristo alla sua Chiesa. Per un matrimonio che è “simbolo reale della nuova ed eterna alleanza sancita dal sangue di Cristo”. Sono stati i tratti salienti del convegno diocesano celebrato il 3 e il 4 gennaio nella parrocchia dei XII Apostoli a Chieti Scalo dal titolo “Matrimonio e famiglia: risorsa pastorale”, con la partecipazione di monsignor Renzo Bonetti, direttore dell’Ufficio Famiglia della Cei.
Si riparte, così, dalla famiglia: l’anno nuovo, il nuovo millennio, è iniziato infatti per la nostra diocesi con il tradizionale appuntamento diocesano che ha, quest’anno, una connotazione famigliare secondo la volontà del nostro Arcivescovo, che fa parte della commissione nazionale Famiglie della Cei, e della pastorale familiare della diocesi. A partecipare, i presbiteri della diocesi, i responsabili dei gruppi e dei movimenti, le coppie e gli sposi che vogliono vivere con maggior consapevolezza la loro chiamata all’amore. “Questo convegno – ha spiegato l’Arcivescovo – è di fondamentale importanza per la nostra Chiesa locale. Il nostro convenire offre l’occasione di un approfondimento teologico-pastorale e la possibilità di cogliere la collocazione, dentro il tessuto ecclesiale, della famiglia e del sacramento del matrimonio sul quale essa ha il suo radicamento”. Ed ha invitato: “Coniugi cristiani di questa santa Chiesa di Chieti-Vasto, andate per le strade del mondo e siate testimoni di un mistero che vi è stato donato per la salvezza di tutti. Andate e testimoniate cos’è l’amore: celebrate la divina liturgia dell’amore con l’apertura responsabile alla vita, con la fedeltà reciproca. La nostra Chiesa e la nostra società contano su di voi!”
Il sacramento del matrimonio è ancora tutto da scoprire: per questo, obiettivo del convegno è educare le coppie a crescere nella coscienza della loro nativa dimensione sociale perché diano il proprio contributo per il bene della società con la loro partecipazione al laborioso processo della sua evoluzione. Il convegno ha inteso, infatti, porre l’attenzione sulla relazione che esiste tra Chiesa e famiglia affinché, nella riscoperta di questo vincolo, possa attuarsi una pastorale nuova, maggiormente creativa e relazionata. In particolare, è stato analizzato il richiamo teologico a Cristo, sposo della sua Chiesa, e il sacramento dell’Ordine. “Ordine e matrimonio – ha augurato l’Arcivescovo – si accolgano e si sostengano e collaborino al servizio del popolo di Dio”. E ha aggiunto: “Quella dei pastori è una grazia di cui la famiglia cristiana ha assolutamente bisogno e senza la quale c’è il rischio che essa languisca, si disperda, si costruisca e cammini su strade sbagliate, sull’efficientismo e sulla strisciante omologazione massmediale”.
Sono state davvero le famiglie le vere protagoniste di questa due giorni: con loro, l’Arcivescovo e don Renzo hanno instaurato un dialogo di collaborazione e reciproca attenzione. Per una Chiesa che, allontanando il rischio di essere formata ad immagine e somiglianza del parroco, riscopra nella famiglia il proprio valore vitale.
“L’ordine e il matrimonio – ha spiegato infatti don Renzo – sono i due sacramenti sociali: sono a servizio degli altri per la dilatazione del corpo di Cristo. Purtroppo abbiamo organizzato una Chiesa che può far senza il matrimonio: i matrimoni sono i nostri embrioni sullo stomaco perché li abbiamo fermati al concepimento. Sposi, siete chiamati ad essere sacramento nella vita normale, per contagiare gli altri con l’amore di Dio. Nella Chiesa, la famiglia è soggetto trasversale perché abbraccia tutti gli ambiti: non si può far nulla senza la famiglia. La famiglia è chiamata a dare un’impronta alla Chiesa”.
Una forte provocazione, quella di monsignor Bonetti, che ha continuato: “Cristo risorto è il centro di ogni pastorale: Egli unisce a sé i battezzati per renderli corpo di Lui salvante. In questo contesto, gli sposi hanno grazia e ministerialità specifiche; purtroppo, però, abbiamo organizzato una Chiesa che può far senza il matrimonio che, al contrario, è fonte propria e mezzo originario di santificazione. La parrocchia, che dovrebbe essere una famiglia di famiglie, è diventata, per assurdo, una famiglia virtuale”.
Un’analisi efficace e realistica, quella di don Renzo, che ha sviscerato le pagine dei documenti della Chiesa attualizzando le pagine di teologia ed inserendole nella nostra società contemporanea. “Bisogna – ha sottolineato – recuperare il valore dell’individuo e la dimensione di vita di coppia che, inserita nella Chiesa, dice al mondo il volto di Dio”. Ma per sposi che siano Vangelo vivo, presenza autentica ed evangelizzante nella Chiesa, e per una famiglia che da oggetto di pastorale ne diviene soggetto, c’è bisogno di una formazione al matrimonio autentica e specifica. “Dobbiamo avere – ha continuato – attenzione pastorale alla diversificazione e non possiamo tenere un unico standard per tutti: questa non è metodologia evangelica”. E con forza ha spiegato: “Abbiamo fatto la pastorale dei grossisti, non siamo più capaci di essere cesellatori e lavorare al dettaglio”. Perché è dal matrimonio che scaturisce il ministero della comunione e della vita; con esso, come per il sacramento dell’ordine ad esso complementare, viene specificata la triplice dimensione del cristiano: sacerdotale, profetica e regale. “La comunione e la vita – ha richiamato – non sono soltanto inter ecclesiali, ma per la società. Facciamo cristiani capaci di far sopravvivere la specie dei cristiani”.
Il seme è stato gettato: ora occorrono persone preparate che sappiano tenere l’aratro in mano, irrigare il terreno, coltivare e custodire la piantina affinché, anche nella nostra diocesi, si crei una costante e sapiente opera di accompagnamento alle nostre famiglie. Perché la società – e i fatti recenti ne danno ragione – non cresce se non si riparte da una coraggiosa opera di edificazione della famiglia: “La coppia oggi – ha concluso don Renzo – è ormai sfruttata da tutti: siamo chiamati a recuperarne il valore creaturale originario”. Perché dalla famiglia rinasca la speranza in questo terzo millennio! E il convegno è stato lo stimolo efficace per una riflessione che deve tradursi in realtà.