Commemorazione e preghiera per il Gen. Dalla Chiesa a vent’anni dalla sua uccisione.

Ci sono ferite inferte al corpo sociale e offese alla dignità della persona che il tempo non riesce a rimarginare, anzi esse si ripropongono alla coscienza dell’uomo e della società come monito.
La vita dell’uomo è posta davanti a due cattedre: la cattedra della malvagità e la cattedra della giustizia; la prima è occupata dagli accoliti/seguaci del maligno, operaio della notte (essi sono i violenti, gli usurpatori, gli operatori delle iniquità), l’altra è occupata dai figli del Signore dell’amore, gli operatori delle opere della giustizia e della misericordia.
I primi hanno l’arroganza della violenza irrazionale e distruttiva, i secondi indossano il vestito della mitezza e della fatica del servire.

Illuminati dal Vangelo di Matteo cap. 25 possiamo chiamare i primi “maledetti” perché il loro cuore è chiuso alle opere buone, i secondi invece possiamo chiamarli “benedetti” perché la loro vita è illustrata dalle opere che fanno bella e degna la vita di ogni figlio di Dio.
Il Gen.le Carlo Alberto, la sua amabile signora e tutti i custodi della legalità immolati alla barbarie della violenza appartengono alla schiera degli uomini e delle donne della benedizione, perché martini delle opere e per le opere della giustizia e del bene comune: la loro è e rimane un’immolazione di redenzione, un offertorio vivente simile e unito a quello di Cristo a vantaggio di peccatori.
Rimeditando il quadro tragico di quei giorni e di quel tempo, ferito da un intreccio concorde di malvagità e di contropoteri forti e organizzati contro lo stato e l’uomo, mi pare necessario uno sforzo di memoria e di verità.

La memoria dell’immolazione che deve rimanere “pulita”, non contaminata da letture parziali e stiracchiate che finiscono per confondere il pensiero dei buoni e che soprattutto impoveriscono la grandezza umana, civile e morale di questi grandi servitori dello stato e del bene comune: essi non sono morti a vantaggio di una parte della società né a motivo di una ideologia politica: essi sono martiri a vantaggio della libertà e della giustizia patrimonio irrinunciabile della organizzazione sociale e soprattutto dei valori intoccabili della dignità della persona.

L’impegno per la verità: il martirio del compianto Generale e di quanti che come lui hanno fatto “dono” della vita, costringe la coscienza di tutti, ma in particolare la coscienza dei buoni, a vigilare e impegnarsi per un ricupero costante di moralità personale e sociale e per un riacquisto di legalità: già, perché i buoni devono essere pronti all’ubbidienza per la costruzione del bene comune, spesso invece sottoposto all’oblio.
A questo riguardo torna utile una pagina del Vangelo (Mt. 26, 46 11): Giuda ha dato a Gesù il bacio del tradimento. Gesù gli dice “Amico, a che scopo sei qui?”. Catturano Gesù e uno dei suoi con un colpo di spada taglia l’orecchio di un servo del Sommo Sacerdote. Gesù anche in quella circostanza educa i suoi al metodo della giustizia/verità e della libertà: rimetti la spada nel fodero! Rimettere la spada: costruire sulla legalità e sul rispetto.
Si ha bisogno della legalità della coscienza santa piuttosto che della mortificante legalità degli schiavi.

L’immolazione del Gen.le Dalla Chiesa e di tanti altri figli e servitori della società sia icona educante per una cultura della nazione costruita nella legalità e nella moralità.
Ma per questo va ricordato, e consentite a un Vescovo di proclamarlo, che la legalità e la moralità hanno una suprema fonte: la santità di Dio, al quale si deve ubbidienza sempre piuttosto che gli uomini (At. 5, 29).

L’amato e ammirato Generale ha trovato in Dio forza davanti al martirio nel suo essere uomo di fede e servitore dello stato: la sua memoria ci faccia grazia di fedeltà a Dio e all’uomo.
Nel concludere questa riflessione guardo e prego la “Virgo fidelis” tanto cara all’Arma dei Carabinieri: essa la Madre accompagni il servizio sempre delicato, prezioso e rischioso di quanti fanno parte dell’Arma , essa la “fidelis” custodisca in noi la memoria del Gen.le Dalla Chiesa, della sua giovane signora perché sia “seme” di esemplare servizio e limpida legalità per i nostri giorni, ancora offuscati da prevaricazioni, illegittimità e violenza nei confronti della società e delle persone. Amen!

3 settembre 2002
Francavilla a Mare
Chiesa di San Franco