Cari giovani vi scrivo guardando al Natale …

Cari giovani,

vi scrivo guardando al Natale, mistero dell’amore di Dio per l’umanità: infatti, Dio prende definitivamente la decisione di perdonarci e di amarci come solo Lui sa fare.

In Gesù ricomincia la pace che poi sarà realizzata in pienezza sulla croce: la pace per noi è quel Bambino donato poi crocifisso. In lui ogni inimicizia è annullata. Chi non vuole essere nemico di qualcuno deve imitarlo; chi vuole amare deve imitarlo. Egli non può cambiare metodo: Dio non si converte a rovescio; siamo noi coloro che devono convertirsi.

Davanti al mistero di Dio che si fa uomo per salvarci e per donarci la parola di verità, vi affido qualche pensiero pregando che esso vi aiuti a ‘decodificare’ la matassa dura della vita, della convivenza sociale e del futuro.

a. La vita è un dono inestimabile. ‘voi valete più di molti passeri” (Mt 6,26). Amate la vita; rispettatela in voi e negli altri; difendetela dalle offese e dalle inaccettabili violazioni.

Sappiate che la vita è ‘indisponibile’: non è possesso di nessuno. Nessuno può alterarla, manipolarla, usarla, sfruttarla, ucciderla. Nessuno può dire la ‘vita è mia’. La vita è un affido temporaneo, un personale dono da restituire fruttificato.

Quel Bambino vi faccia grazia di ‘capire’ la vita e di ‘alzare la voce’ a sua difesa, contro tanti che la vorrebbero ‘gestire’ a proprio piacimento e interesse.

Fermatevi a ‘guardare’ la vita con gli occhi della gioia, della bellezza, della responsabilità; vedete in essa il messaggio della gratuità e della meraviglia.

Fermatevi a ‘pensare’ la vita come il ‘luogo temporale’ di una grande celebrazione d’amore dove adorazione di Dio e solidale compagnia con gli altri si dispiegano per rendere ‘i giorni terreni’ anticipata festa dei ‘giorni gloriosi’.

b. Quel Bambino nasce in un contesto di ‘relazioni pacifiche’: quando tutti, compresi Giuseppe e Maria, sua sposa, sono chiamati dalla legge a ‘farsi registrare’ nel territorio del proprio casato.

La ‘fissa dimora’ dell’uomo non è un territorio; piuttosto ‘il giardino’ che Dio ha posto come abitazione dell’umanità, per il tempo del soggiorno terreno.

La storia del popolo di Dio è storia di mutazioni e migrazioni: ‘esci dalla tua terra e va nella terra che ti mostrerò’ (Gn 12,1). Così Dio disse ad Abramo e da allora ogni uomo cerca il luogo della ‘benedizione’.

Guardate con libertà interiore il mondo che cambia; non girate altrove lo sguardo quando prendete coscienza di popolazioni che cercano alloggi di dignità e porzione di giardino più accogliente; non abbiate paura di dire che non sono i ricchi a cambiare ‘paese’ quanto piuttosto i poveri, perché oggi, carissimi, le frontiere non sono più geografiche, ma sociali.

‘Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto’ (Mt 2,13): allora era Erode (il mal potere politico) a voler uccidere, oggi sono i grandi meccanismi del mercato e dell’economia a private alcuni e arricchire altri.

Siate la generazione che capisce, accoglie, modificando il proprio stile di vita per rendere dignità a chi la cerca da tempo.

I poveri del mondo non ci sono per essere ‘studiati’ o ‘visitati’, piuttosto per essere aiutati.

c. I giorni dell’Incarnazione del Figlio di Dio sono traboccanti di speranza e di pace, non già perché d’incanto siano smesse le contese o le inimicizie, piuttosto perché è ‘apparsa la benignità di Dio’ (Tito 2,11; 3,4), che apre il cuore alla verità e alla misericordia.

Siate capaci di seguire la via della sapienza evangelica.

I nostri sono giorni duri; le parole che si dicono un po’ ovunque sono anch’esse dure.

È più facile parlare di guerra e di morte, che non di pace e di vita; è più facile dire ‘guerra giusta’ che non ‘giustizia’.

Siate la generazione della pace, frutto della verità e della giustizia.

La guerra fa paura; la pace fa scandalo: amate lo scandalo della pace!

La guerra è sempre una vendetta; essa non sana alcuna ferita, ne apre di nuove. La guerra non costruisce il futuro; essa non serve a nessuno; genera solo inimicizie e povertà.

La guerra in tutte le sue forme è opera del demonio; la pace è opera di Dio. Il demonio fomenta, Dio paga di persona.

Siate la generazione di quel futuro che sembra irrazionale, descritto dalla Parola di Dio come futuro in cui ‘ogni schiavitù è finita’ (Is 40,1).

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Vi consegno questo piccola lettera con l’amore di un padre che vi conosce e cerca di capirvi e accompagnarvi, ma anche con la speranza che abbiate il coraggio di togliere dalla vostra vita ‘l’anestesia’ della superficialità, della omologazione, figlie gemelle della cultura delle cose: voi valete più di ogni cosa!

Desidero anche assicurarvi che vi accompagnerò con gioia e fiducia a Toronto per far vedere e sentire che in Cristo la vita e la fraternità sono bellezza e grandezza e gioia di ogni giorno.

Vi dia il Signore Gesù la sua pace, con la mia benedizione.

Chieti, 13 dicembre 2001