Ai Giovani della Chiesa di Chieti – Vasto

“La felicità è una canzone le cui note sono tutte nel Vangelo e che il Padre desidera cantare con voi nel tempo e nell’eternità”.

Scrivo a voi giovani, cuore della mia e nostra Chiesa Locale, volti conosciuti perché incontrati, volti non ancora raggiunti, ma tutti amati con tenerezza e trepidazione.

Scrivo a voi che salite i gradini della vita colorando gli anni con le esuberanze, le dolcezze, gli slanci di un’età non ancora definita, ma che già costituisce una risorsa preziosa per la Chiesa e per la società.

Scrivo a voi per ripetervi, in questo ultimo anno di cammino verso il Giubileo del 2000, che “Il Padre vi ama”, e vuole che la felicità non sia una parola scritta sulla sabbia che il vento delle delusioni porta via, ma una canzone le cui note sono tutte nel Vangelo e che Lui desidera cantare con voi nel tempo e nell’eternità.

Scrivo a voi per invitarvi a non considerare l’esistenza come una passione inutile, a fare l’unica scelta che impedisce alla vostra libertà di correre verso il nulla: seguire Gesù Cristo Maestro e Redentore, non guardandolo come una scolorita memoria del passato o come una emozione transitoria, ma incontrandolo nella Sua Parola, nell’Eucarestia, nelle attese e nei bisogni dei fratelli.

Scrivo a voi per stimolarvi a valorizzare, in particolare, il Sacramento della Riconciliazione, là dove ognuno è atteso dal Padre, dopo lo smarrimento e la lontananza del peccato, in un abbraccio di sconvolgente misericordia.

Scrivo a voi per chiedervi perdono di tutte le rughe che spesso non rendono bella e trasparente la nostra Comunità Ecclesiale e per dirvi che la Chiesa ha bisogno di voi, di una vostra presenza che diventi freschezza di missione verso quanti hanno perso, o non vivono in coerenza, il dono grande della fede, affinchè sentano lancinante la nostalgia del Padre.

Scrivo a voi per sollecitarvi a non essere nella famiglia, nella scuola e nei vari ambienti dei percorsi quotidiani, credenti spenti e anonimi, ma testimoni credibili di un Vangelo spolverato e reso vivo dall’autenticità dei vostri comportamenti.

Scrivo a voi per implorarvi a non essere acritici contenitori di una cultura dominante che vi rende solo passivi consumatori di desideri senza limiti e di un benessere drogato di indifferenza, ma portatori di un sogno che avanza con le vostre gambe: una società in cui ci si vergogni quando anche un solo uomo viene privato del suo diritto ad essere uomo. Per questo indignatevi dinanzi alle manipolazioni della verità, alle ingiustizie e ai soprusi. Strappate l’Amore dalle gabbie della retorica e della vaghezza, e buttatelo nel mondo come motore di speranza e di cambiamento.

Scrivo a voi giovani per dirvi, semplicemente: scrivetemi. Confidatemi gioie, scoperte, amarezze, successi, sconfitte, disagi, inquietudini, dubbi. Affidatemi suggerimenti e proposte per rendere il mio ministero pastorale meno fragile e le nostre comunità cristiane sempre più case luminose dove si spezzi e si mangi il pane della carità e della riconciliazione. Scriveremo così, insieme, un libro di fiducia che ci sarà di bussola all’alba del terzo millennio. In attesa di accogliere nel mese di settembre la Croce della Giornata Mondiale della Gioventù, pellegrina nelle Diocesi d’Italia, a tutti il mio saluto di padre, fratello e amico.

Chieti, 27 marzo 1999

+Edoardo Menichelli, Arcivescovo